Dopo tre anni, questa edizione 2011 dimostrò che questo storico evento di enorme tradizione, dimenticato per oltre un secolo, era nuovamente entrato a far parte della cultura e delle tradizioni del popolo romano. Le centinaia di migliaia di persone pronte a sfidare anche le intemperie, così come era solito accadere nel Medio Evo e nel Rinascimento, per condividere questo significato profondo, ci gratificò per l’aver restituito alla città qualcosa di importante che gli era proprio e che il tempo e la noncuranza gli avevano tolto.
Una festa di Roma
Il Carnevale Romano era tornato a splendere lungo i suoi luoghi simbolo, come via del Corso, piazza del Popolo e piazza Navona, attraverso la potenza iconografica della Commedia dell’Arte e la magia indiscussa dell’Arte Equestre; una festa di tutta la città, che quest’anno aveva visto il coinvolgimento di oltre 600mila persone e la partecipazione di realtà carnascialesche nazionali e internazionali come Viareggio e San Pietroburgo; un patrimonio storico e culturale che l’Amministrazione capitolina aveva voluto recuperare, impegnandosi in un’accurata ricostruzione filologica dell’antico e prezioso percorso del Carnevale Romano, alla cui grandezza avevano contribuito i migliori artisti ed architetti del genio italiano: Donatello, Brunelleschi, Bramante, Sangallo, Michelangelo e Raffaello tra gli altri. L’entusiasmante disponibilità con cui gli odierni grandi artisti di livello internazionale si prestavano all’impareggiabile, ma scomodissima, cornice di Piazza del Popolo nei mesi invernali, confermava che il messaggio è passato, pregno di tutto il suo grande significato. Il lavoro congiunto con il Teatro dell’Opera, la presenza in piazza de La Bella e la Bestia, il musical di maggior successo dell’anno, così come l’appoggio da parte di ACEA per creare uniche proiezioni architetturali tridimensionali sulla Porta del Popolo riportarono Roma ad avere un proprio inimitabile grande evento di piazza con le radici nella storia della città ma aperto al futuro nelle sue forme artistiche più moderne. Un avviso pubblico aveva grandemente implementato le attività di animazione e teatro di strada e di commedia dell’arte, mentre la Grande storia della Cavalleria militare italiana tornava protagonista con spettacoli dedicati. L’allargamento degli eventi alle periferie, il Carnevale sud-americano, il coinvolgimento delle scuole di Roma, dell’Agis e dei teatri romani, dell’Istituzione Bilioteche rendevano l’evento un patrimonio dell’intera città.
Un linguaggio comprensibile a tutti
Dalla parata iniziale, con centinaia di cavalli e di carrozze contornate da artisti di strada, saltimbanchi, rievocatori storici, maschere di ogni dove, lungo undici giorni e centinaia di eventi spettacolari quanto eruditivi, fino al grande spettacolo finale di arte equestre che radunava massimi artisti italiani ed internazionali, nei luoghi della tradizione: il Carnevale Romano era tornato con un linguaggio che coniugava tradizione e modernità, cultura alta e popolare, ricerca intima e eventi di piazza con una collaborazione rispettosa dell’amico quadrupede.