Ritorno, recupero, rinascita
Il Carnevale di Roma del 2009 era parso a molti insuperabile, sebbene si trattasse di un’edizione organizzata in grande fretta, una sorta di numero “zero”.
Il ritorno dei cavalli nel centro della Capitale circa 140 anni dopo l’ultima edizione del Carnevale di Roma, il ritorno dell’Arte Equestre – disciplina italiana rinascimentale per eccellenza – nei luoghi propri di Papa Giulio II, apparivano a noi stessi una soddisfazione insuperabile, un fatto storico.
L’edizione del 2010 rappresentò qualcosa di più per i tanti spettatori presenti e per la città nel suo insieme, trovatasi inaspettatamente al cospetto del suo festante “futuro antico”: da un lato il recupero culturale e emotivo delle grandi tradizioni accomunanti della nostra città; dall’altro il recupero a tutto tondo dei grandi temi attraverso i quali si era sviluppata la tradizione equestre nazionale prima che nascesse lo sport, che avevamo identificato nell’arte equestre, nella grandissima tradizione militare italiana e nella doma da lavoro, storicamente rappresentata a Roma e dintorni dai butteri. La riscoperta delle grandi tradizioni rinascimentali si era concretizzata poi con il ritorno della Commedia dell’Arte a Piazza Navona, nei medesimi luoghi e con le medesime modalità in cui regnava nel XV° e XVI° secolo, mentre Piazza di Spagna, Piazza del Popolo, Via del Corso tornavano a farsi colorare dai tanti artisti di strada, giocolieri, mangiafuoco, musici giullari, fantasisti, trampolieri.
Numeri e contenuti
Numeri impressionanti per una manifestazione così giovane: 450.000 visitatori, 135 eventi in 11 giorni, 350 cavalli a Piazza del Popolo nei giorni della manifestazione, una grande sfilata filologica delle grandi inaugurazioni proprie del potere papale rinascimentale, cinque convegni su grandi tematiche legate alla cultura equestre nazionale e ad un rapporto consapevole e rispettoso con il nostro amico quadrupede nella società dei consumi, due libri ed una mappa di Roma riguardanti le storie che hanno legato Roma, il Carnevale ed il cavallo; un “villaggio della cultura e della tradizione” che aveva esaltato il vissuto ed il passato dei professionisti militari e civili del mondo equestre nazionale, uno spettacolo ritenuto allora unico ed irripetibile con i più grandi nomi dell’arte equestre europea e la voce narrante di Paola Saluzzi per un evento che, nel suo insieme, veniva definito dalla massima rivista di settore: “il più grande evento equestre della storia europea”.
E poi tante letture di grandi letterati sul Carnevale a opera di grandi interpreti contemporanei, concerti di musica classica nelle vie del centro, il coinvolgimento dei teatri, delle Biblioteche e dei bambini della Capitale così come delle tradizioni culturali legate ad altri paesi attraverso il legame con la Fondazione Italia-Giappone e il Carnevale latino-americano, per finire con la mostra di Palazzo Braschi, il Museo di Roma, che esponeva circa 90 opere aventi per oggetto il Carnevale romano, evento massimo della nostra città per oltre sette secoli e fino ad allora pressochè dimenticato. La chiusura con il concerto di Angelo Branduardi dal titolo “Futuro antico” con brani storici legati alla tradizione dell’evento capitolino decretava un fatto non più dubitabile: il Carnevale romano era tornato a essere protagonista della città.